sabato 21 settembre 2013

LA SINISTRA AL POTERE


Riunita Roma all'italia, ebbe fine il periodo eroico del Risorgimento e la conseguente crisi psicologica non poco contribuì alla cosiddetta rivoluzione parlamentare del 18 marzo 1876 (caduta della destra e insediamento al potere della sinistra). Quali cause portarono alla caduta della Destra? La dura politica fiscale la gestione elitaria del potere avevano suscitato nel paese una vasta opposizione,che non si limitava ai ceti popolari,ma saliva anche tra le file della borghesia industriale,ostile alla politica liberista dei governi della destra. L'avvento della sinistra non significò però una rivoluzione nella struttura sociale e politica dello Stato italiano, che sotto Agostino Depretis prima, Benedetto Cairoli poi e, infine, ancora Depretis, continuò a poggiare su basi borghesi e fu governato col sistema del trasformismo. Si fece portavoce degli interessi complessivi della borghesia italiana. In politica interna, la sinistra fece sancire l'obbligo dell' istruzione elementare (legge Coppino del 1879), abolì la tassa sul macinato e attuò una riforma fiscale (1880) e una riforma elettorale (1882); quest'ultima portò il numero degli elettori a due milioni. Sotto il governo della sinistra si inizia pure il processo di industrializzazione dell'italia, favorito anche dalla tariffa protezionista del 1887; ma non poterono essere eliminati i problemi della miseria con il connesso incremento dell'emigrazione nè la questione meridionale nè quella sociale. l cattolici, poi, a causa del divieto della Santa Sede di partecipare alla vita politica italiana, resero ineluttabile la pratica del trasformismo. Le difficoltà della politica interna influenzarono non poco la stessa politica estera della sinistra; si criticò la precedente politica delle mani nette e, per uscire dall'isolamento diplomatico nel quale il paese si trovava, si concluse la Triplice alleanza con I'Austria-Ungheria e la Germania (1882; rinnovata e migliorata nel 1887). Il trattato ebbe gravi conseguenze sulla politica interna, in primo luogo perchè l'Austria obbligò il governo italiano a soffocare l'irredentismo,la redenzione dal dominio dell'impero asburgico e il riscatto di Trento e Trieste, e, in secondo luogo perchè l'alleanza con due imperi dalle tradizioni militariste e autoritarie rafforzò tendenze analoghe. Ebbe pure iniziò una politica coloniale, che portò alla costituzione della Colonia Eritrea. Morto il Depretis la guida del governo venne assunta da Francesco Crispi: il suo primo gabinetto (1887-1891) migliorò la legislazione penale italiana (codice Zanardelli), curò il risparmio. Fallito sul nascere un tentativo di accordo con i cattolici, ricorse a repressioni poliziesche sia per fermare i progressi dell'estrema sinistra, sia per proteggere la Triplice dagli attacchi degli irredentisti. Il triplicismo oltranzista di Crispi portò anche ad una rovinosa guerra doganale con la Francia; più fortunata fu la sua azione in Africa, ove il nuovo negus di Abissinia Menelik sottoscrisse il trattato di Uccialli in base al quale l'Etiopia sembrava riconoscere le conquiste italiane in Africa orientale. Nel 1891 il governo Giolitti segnò una svolta liberale (costituzione del partito socialista dei lavoratori italiani nel 1892 e della Confederazione Generale del Lavoro), ma esso fu travolto dallo scandalo della Banca Romana. Ritornato al potere il Crispi (1893-1896), questi diede inizio ad una politica decisamente reazionaria (repressione dei Fasci siciliani e dei moti della Lunigiana, dichiarazione del partito socialista come illegale, eec.) e accentuò il tentativo di espansione coloniale in Abissinia, provocando il disastro di Abba Garima, presso Adua (1896). Il successore, Di Rudini, liquidò l'affare abissino con la pace di Adis Abeba e amnistiò i condannati dell'estrema sinistra; ma non per questo le forze reazionarie disarmarono (progetto di colpo di stato per l'instaurazione di un costituzionalismo di tipo germanico) e la situazione precipitò nella rivolta di Milano del 6 - 7 maggio 1898 e nella spietata repressione del generale Bava-Beccaris. Le forze liberali e democratiche del parlamento impedirono che il colpo di stato riuscisse applicando l'ostruzionismo ai progetti di legge liberticidi del nuovo presidente del consiglio, il generale Pelloux, e successivamente l'elettorato sconfessò il governo. A conclusione di tanti tragici errori si ebbe l'assassinio del re Umberto l da parte dell'anarchico Bresci (29 luglio 1900). Morto Depretis la guida del governo venne assunta da Francesco Crispi. Le due direttrici fondamentali della sua azione furono infatti il consolidamento in senso autoritario delle strutture dello stato, e una politica estera improntata all'espansione coloniale in Africa. Il suo primo gabinetto (1887-1891) migliorò la legislazione penale italiana (codice Zanardelli), curò il risparmio. Fallito sul nascere un tentativo di accordo con i cattolici, ricorse a repressioni poliziesche sia per fermare i progressi dell'estrema sinistra, sia per proteggere la Triplice dagli attacchi degli irredentisti. Il triplicismo oltranzista di Crispi portò anche ad una rovinosa guerra doganale con la Francia; più fortunata fu la sua azione in Africa, ove il nuovo negus di Abissinia Menelik sottoscrisse il trattato di Uccialli in base al quale l'Etiopia sembrava riconoscere le conquiste italiane in Africa orientale.   Nel 1891 ,CRISPI SI DIMETTE in seguito a un voto sfavorevole della Camera sulle sue proposte di inasprimento fiscale per far fronte al deficit dello stato ( OPPOSIZIONE REPUBBLICANA E SOCIALISTA CLASSE DIRIGENTE LIBERALE,guidati da Zanardelli e Giolitti) e il governo Giolitti segnò una svolta liberale (costituzione del partito socialista dei lavoratori italiani nel 1892 e della Confederazione Generale del Lavoro), ma esso fu travolto dallo scandalo della Banca Romana. Ritornato al potere Crispi (1893-1896), questi diede inizio ad una politica decisamente reazionaria (repressione dei Fasci siciliani e dei moti della Lunigiana, dichiarazione del partito socialista come illegale, eec.) e accentuò il tentativo di espansione coloniale in Abissinia, provocando il disastro di Abba Garima, presso Adua (1896). Il successore, Di Rudini, liquidò l'affare abissino con la pace di Adis Abeba e amnistiò i condannati dell'estrema sinistra; ma non per questo le forze reazionarie disarmarono (progetto di colpo di stato per l'instaurazione di un costituzionalismo di tipo germanico) e la situazione precipitò nella rivolta di Milano del 6 - 7 maggio 1898 e nella spietata repressione del generale Bava-Beccaris. Le forze liberali e democratiche del parlamento impedirono che il colpo di stato riuscisse applicando l'ostruzionismo ai progetti di legge liberticidi del nuovo presidente del consiglio, il generale Pelloux, e successivamente l'elettorato sconfessò il governo. A conclusione di tanti tragici errori si ebbe l'assassinio del re Umberto l da parte dell'anarchico Bresci (29 luglio 1900).    

venerdì 20 settembre 2013

L'ITALIA LIBERALE


Gli anni e le scelte della Destra Dal 1861 al 1876, l’Italia fu guidata dalla Destra storica; un raggruppamento politico, espressione dell’aristocrazia e della borghesia liberale moderata del Centro-Nord del paese.Liberali moderati,eredi di Cavour,scomparso nel Giugno di quell'anno.Non si trattava di un vero partito ,ma di uno schieramento parlamentare aggregato attorno ad alcune figure di spicco come il toscano Bettino Ricasoli,il piementese Quintino Sella e Lanza,l'emiliano Minghetti.Erano spesso in disaccordo tra loro per motivi campanilistici, ma accumunati dagli stessi obiettivi. Furono questi uomini ad affrontare l’insieme dei problemi che la vita del nuovo stato italiano presentava.  Primo tra tutti fu il completamento dell’unificazione, alla quale mancavano ancora il Veneto e Roma. Mentre l’annessione del Veneto fu ottenuta con facilità, grazie all’alleanza con la Prussia nella guerra contro l’Austria, molto più complicata risultava essere l’annessione di Roma in quanto agire con la forza avrebbe significato scontrarsi con Napoleone III, difensore del papato. Solo dopo la caduta dell’imperatore francese(AD OPERA DELLA PRUSSIA DI BISMARK a Sedan) il governo italiano si decise ad agire e nel 1870( 20 Settembre Breccia di Porta Via) anche Roma fu annessa allo stato italiano.Il 3 Febbraio 1871 fu stabilito IL trasferimento della capitale da Firenze a Roma. Questa nuova situazione provocò la frattura tra laici e cattolici. Infatti, il papa Pio IX non accettò le garanzie che lo stato italiano diede alla chiesa cattolica attraverso la legge delle guarantige che prevedeva l’autonomia della Chiesa nelle questioni religiose, la sovranità del papa sulla Città del Vaticano e un reddito annuale.Pio IX con IL non expedit (non opportuno), ma di fatto proibì che I cattolici partecipassero alle elezioni indette da uno Stato usurpatore.  Secondo obiettivo fu quello di unificare codici, bilanci, tasse. Eserciti, sistemi educativi. Era l’aspetto amministrativo e istituzionale. Due furono le alternative: l’accentramento e il federalismo.  Accentramento cioè l’imposizione di un sistema amministrativo unico governato dal centro.  Federalismo cioè ogni regione aveva la propria autonomia. Venne adottata la via dell’accentramento che avrebbe potuto garantire l’unità di uno stato ancora troppo fragile. Fu estesa dunque a tutto il paese la legislazione sabauda (Statuto Albertino) già attiva in Sardegna e successivamente estesa anche in Italia: il regno fu suddiviso in 59 province governate da prefetti, che rispondevano al governo centrale, il quale nominava anche i sindaci. Questo comportò conseguenze gravi sia immediate che future. Immediate poiché il nuovo stato imponeva regole e leggi che impedirono la formazione di una vera e propria unità nazionale. Future poiché lo stato italiano ha conservato a lungo, un carattere accentratore, burocratico e inefficiente. L’Italia, oltre ad essere arretrata economicamente presentava una profonda divisione dal punto di vista economico, politico e culturale; quindi non bastava solamente sviluppare l’economia ma anche creare infrastrutture necessarie a congiungere le varie parti dell’Italia. Per realizzare tali obiettivi sarebbero stati necessari enormi investimenti pubblici: esigenza che si scontrava con il pesante debito pubblico che gravava sul bilancio italiano. Il governo della destra realizzò l’unificazione monetaria e finanziaria, sviluppò una politica di investimenti pubblici soprattutto nel settore ferroviario e lavorò per ottenere il pareggio del bilancio, che fu raggiunto nel 1876. Questa politica fu resa possibile in parte ricorrendo a prestiti esteri, ma soprattutto grazie a un pesante inasprimento del sistema fiscale. Il simbolo di tale politica fu la tassa sul macinato, che rappresentò l’inizio degli aspri conflitti sociali che avrebbe segnato la vita dello stato unitario per decenni. La Destra con l’applicazione della legislazione sabauda impose diverse leggi in regioni del tutto diverse dal Piemonte come ad es. nel mezzogiorno introdusse 7 anni di leva obbligatoria e sottopose i cittadini a una tassazione più severa. Queste condizioni provocarono il fenomeno del brigantaggio, forma di ribellione contro lo stato italiano. Le bande prendevano di mira i politici e le persone benestanti saccheggiando le loro proprietà. Il brigantaggio fu stroncato grazie alle forze militari. Cresceva presso le popolazioni meridionali l’estraneità verso il nuovo stato, ciò condusse alla divisione del paese. libri